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venerdì 19 giugno 2015

La giostra del Saracino

La Giostra del Saracino



La Giostra del saracino è una rievocazione storica medioevale che si svolge in Arezzo, ogni anno, il penultimo sabato di giugno in notturna (Giostra di San Donato, patrono della città) e la prima domenica di settembre nel pomeriggio (Giostra di Settembre). Protagonisti della Giostra del Saracino sono i quattro antichi quartieri della città:
Porta Crucifera - conosciuto anche come Colcitrone - (colori verde e rosso);
Porta del Foro - conosciuto anche come San Lorentino - (colori giallo e cremisi);
Porta S.Andrea - (colori bianco e verde);
Porta Santo Spirito - prima chiamato Porta del Borgo - (colori giallo e azzurro).

La Giostra del Saracino è un giuoco cavalleresco, che affonda le sue radici nel Medio Evo. E' l'evoluzione di un esercizio di addestramento militare che, simulando lo scontro bellico, vedeva un cavaliere armato di lancia affrontare un autonoma con le sembianze del nemico per antonomasia dell'Occidente cristiano: l'arabo, l'infedele, il Saracino appunto. Nella società medioevale giostre e tornei erano il mezzo con cui si festeggiavano gli avvenimenti più graditi. 
Di torneamenti e giostre visti in terra di Arezzo parla espressamente Dante Alighieri, all'inizio del XXII canto dell' inferno, in alcune celebri terzine:


« Io vidi già cavalier muover campo,

e cominciar stormo a far lor mostra,
e tal volta partir per loro scampo;
corridor vidi per la terra vostra,
o Aretini, e vidi gir gualdane,
fedir torneamenti e correr giostra;
quando con trombe, e quando con campane,
con tamburi e con cenni di castella,
e con cose nostrali e con istrane; »



Di giuochi con le lance (hastiludia), svoltisi in città per festeggiare il felice esito di una missione diplomatica in terra di Francia, si parla invece in due lettere indirizzate alla curia avignonese nel novembre 1331 dai Tarlati, signori di Arezzo.
Nel Rinascimento questi spettacoli diventarono una grande attrazione; abbiamo notizie certe di "giostre ad burattum" per tutto il XVI secolo, durante la venuta di famosi personaggi in città o per importanti ricorrenze. Il primo documento aretino che ricordi la Giostra del Saracino risale al 6 agosto 1535, ma il giuoco ha certamente radici più antiche. A confermarcelo è la concisione stessa con cui i registri pubblici riportano la decisione delle autorità cittadine (priori, collegi e conservatori) di giostrare "ad burattum" la domenica successiva, per solennizzare la festa del martire Donato, patrono e protettore di Arezzo. Il premio da dare al vincitore è un palio di raso violaceo della lunghezza di otto braccia, per il cui acquisto vengono stanziate 25 lire. Altre testimonianze di giostra risalgono al 1536 e al 1556 quando, tramite l'effettuazione del torneo, si pensa di onorare la visita dei duchi di Firenze, Alessandro e Cosimo I.
Nell' archivio Storico del Comune di Arezzo la giostra ricordata con dovizia di particolari dai diaristi è quella svoltasi il 21 maggio 1593 nel Borgo di San Lorentino, di fronte al palazzo granducale, in occasione della visita ad Arezzo di Ferdinando I di Toscana. Giostre in onore di alti esponenti della casa regnante si svolgono anche nei decenni successivi. Ma si giostra anche in occasione di ricorrenze civili come il carnevale o i matrimoni nobiliari. La tenzone cavalleresca è già allora considerata dai contemporanei una particolarità della città di Arezzo. Risale a quest'epoca la testa di Buratto, scolpita in legno, dall' aspetto fiero e possente, conservata nell' Archivio Storico del Comune. 
La seconda metà del Seicento è l'epoca delle grandi giostre barocche, con le quali la nobiltà aretina, sfoggiando ricchezza e destrezza, ribadisce la sua supremazia sugli altri ceti sociali. Di una celebre giostra, svoltasi il 6 dicembre 1677, giorno di san Niccolò, patrono dell'Accademia degli Oscuri, ci è giunto un completo compendio letterario. L'opuscolo, stampato in Arezzo, contiene i "capitoli" ancor oggi fedelmente ricalcati dal regolamento tecnico della competizione, con tanto di tabellone a punti. Di un' altra spettacolare giostra seicentesca abbiamo la descrizione nel poema eroicomico il Catorcio d'Anghlari, scritto intorno al 1684 dall' anghiarese Federigo Nomi, al quale fu dedicata l'edizione della giostra di Settembre 2005, nella ricorrenza del III centenario della morte. 
Mentre altrove giostre e tornei inclinano verso forme teatraleggianti, la giostra aretina si mantiene un maschio esercizio cavalleresco e si caratterizza per la presenza sul Saracino di un bersaglio con punteggi differenziati.
Nel corso della sua lunga storia la giostra scompare e riappare più volte: manca durante il Settecento, ricompare alla fine dello stesso secolo e sparisce di nuovo nel corso dell'Ottocento. I fatti giostreschi di cui si ha memoria fra il 1778 e il 1810 sono ben tredici, ma è una giostra assai diversa dal passato: protagonisti ne sono semplici artigiani, si usano costumi teatrali e talvolta il fiero Saracino è sostituito dal semplice Arlecchino. L'ultima giostra dell' età moderna si svolge il 15 agosto 1810 nella piazza della Cattedrale, regnante Napoleone Bonaparte, per solennizzare il genetliaco dell'imperatore e l'anniversario della promulgazione del concordato tra Francia e Santa Sede. Dopo di allora la giostra sopravvive nelle campagne, senza cavallo e senza Saracino: è un semplice giuoco contadino, quasi una parodia della fastosa giostra nobiliare. Ed anche quella svoltasi nei giardini del Prato nel settembre 1838, nota come "Giostra delle quattro stagioni", ha poco a che vedere con il Saracino, essendo una giostra dell'anello.
La rivalutazione del Medio Evo e delle tradizioni popolari operata dalla cultura romantica apre nel nostro secolo la strada alla ripresa della giostra come rievocazione storica del passato. Una prima giostra con queste caratteristiche si svolge nel 1904 nell' "anello" del Prato per ricordare il centenario della nascita del poeta Francesco Petrarca, avvenuta nel 1304 in Arezzo. Ma è il 7 agosto 1931 che l'antica tenzone cavalleresca viene stabilmente rimessa in vita, in forma di rievocazione ambientata nel XIV secolo. La Giostra del Saracino, che per la prima volta si svolge nella cornice di Piazza Grande, è voluta dai maggiorenti del fascismo per avvicinare il popolo al regime. Per questo motivo i giostratori, anziché a titolo individuale come in passato, gareggiano a nome degli antichi quartieri aretini. Questa formula, coinvolgendo nell'agone l'intera città, assicurerà un grande successo alla Giostra del Saracino, consentendole di giungere fino ai giorni nostri.
Secondo la tradizione, la rievocazione storica fu riportata in vita a seguito di un ritrovamento fatto da Alfredo Bennati nel 1930 nella biblioteca civica. Si narra che il Bennati fosse alla ricerca della ricetta di un dolce e che incappò casualmente in documenti medievali che descrivevano lo svolgersi di una giostra fra i cavalieri delle nobili casate d'Arezzo e del "Contado". La giostra avrebbe avuto quale scopo quello d'allenare i cavalieri aretini nel combattere i predoni che dalle coste si avventuravano fino nell'entroterra. Per questo si raffigurava il Buratto come "Re delle Indie" e con foggie medio-orientali.
Il 7 agosto 1931, data in cui ricorre la festa del patrono d'Arezzo, San Donato, il podestà Pier Lodovico Occhini ripristinò in chiave moderna la Giostra del Saracino. Se le edizioni del passato erano state più che altro un modo per marcare le differenze di classe, con quelle dell’era moderna entrò in gioco il carattere agonistico. Si pensò così di suddividere il territorio cittadino in più parti e a ognuno di questi settori vennero assegnati dei giostratori che li avrebbero rappresentati.
La città venne così suddivisa in 5 zone, dette "quintieri": Porta Crocifera (colori bianco e verde), Porta Fori (giallo e cremisi), Porta Santo Spirito (azzurro e oro), Saione (bianco, rosso e verde) e Porta Burgi (rosso, verde e oro). A quest'ultimo quintiere andò la vittoria della prima giostra del XX secolo.
Già dal 1932 però si cambiò e si decise definitivamente di ambientare la manifestazione nel XIV secolo, la splendida epoca dei Tarlati. Allo stesso tempo il territorio della città venne suddiviso in 4 quartieri, così com'era nel Trecento.
Anzitutto Porta Crocifera e Porta Fori mutarono i propri nomi in quelli attuali di "Porta Crucifera" e "Porta del Foro". Poi il quintiere di Saione fu inglobato da Porta Santo Spirito, mentre la zona assegnata in maniera non veritiera l'anno prima a Porta Burgi venne in gran parte assorbita da Porta Crucifera, che a sua volta cambiò i propri colori in quelli del quintiere inglobato. Sempre Porta Crucifera cedette i vecchi colori e parte del suo territorio alla neonata Porta Sant'Andrea.
L'unica variazione rispetto al Medioevo venne data da Porta Santo Spirito, che sostituì Porta Burgi nell'abbinamento alla parte sud-ovest di Arezzo.
La Giostra del Saracino viene quindi stabilmente ripristinata nel 1931, nella forma attuale di rievocazione storica ambientata nel XIV secolo (al tempo della signoria tarlatesca su Arezzo) con una interruzione dal 1941 al 1947 per gli eventi bellici.
Dal 1931 ad oggi (anno 2002) sono state disputate ben 104 edizioni di cui quattro straordinarie:
- 3 giugno 1939, per la visita del Segretario del Partito nazionale fascista Achille Starace
- 28 agosto 1960, per le Olimpiadi di Roma 
- 29 settembre 1984, per onorare la presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini 
- 9 settembre 2000, per festeggiare la 100a edizione dell’era moderna.

La Giostra odierna è preceduta dall’esibizione degli Sbandieratori e accompagnata dal rullo dei tamburi e dal suono delle chianine del Gruppo Musici, indi seguita dall’entrata in Piazza di tutto il corteggio storico della Giostra. Oltre trecento figuranti (311 per la precisione) negli splendidi costumi d’epoca fanno il loro ingresso (secondo l'ordine stabilito nel 1961 sulla base di un "canovaccio" di regia di Fulvio Tului) in Piazza Grande, accompagnati dal calore e dagli applausi dei quartieristi stipati nelle tribune e ai lati della Piazza.



Il primo ad entrare è l'Araldo, poi la Magistratura della Giostra (composta dal Primo Magistrato e da altri 7 magistrati), la Giuria (formata dal Primo Giudice e da altri 4 giudici), il Cancelliere, i Famigli del Buratto, i Valletti (che portano la Lancia d'oro, il trofeo della Giostra), i Fanti del Comune e il Maestro di Campo (che rappresenta il comandante delle milizie e che sul campo è la massima autorità) affiancato dal proprio vice. È quindi la volta del Gruppo Musici (23 chiarine, 10 tamburi e un portalabaro) e degli sbandieratori, che impugnano le bandiere dei 39 comuni della Provincia di Arezzo. Questi realizzano un'esibizione, in ogni edizione ispirata ad un diverso tema, dalla pregevolissima fattura e con acrobazie di rara maestria.
A questo punto entrano i figuranti dei quattro Quartieri, preceduti dai rispettivi Rettori (le più alte cariche quartieriste) e dai portatori degli emblemi delle Casate associate al Quartiere. Il corteo di ogni Quartiere consta di un paggetto (solitamente un bambino), 4 tamburini, i vessilliferi recanti gli emblemi delle rispettive Casate, 4 dame affiancate dai relativi paggi, nonché 12 armigeri e altrettanti balestrieri agli ordini di un Maestro d'Arme. Quindi fanno il loro ingresso i Capitani dei Quartieri.
Infine sfilano correndo coi rispettivi cavalli sulla lizza, quasi a provare il compito che di lì a poco li attende, gli 8 giostratori (2 per Quartiere) che prenderanno parte alla gara.
È quindi il turno dei Musici che intonano l' Inno della Giostra del saracino (divenuto ormai un vero e proprio inno della città di Arezzo), cantato da tutta la Piazza:
Inserire imm. inno

 Al termine l'Araldo legge alla Piazza la "Disfida del Buratto", una sorta di dichiarazione di guerra del Re delle Indie ai cavalieri aretini:

Successivamente il Maestro di Campo dà l'ordine ai balestrieri dei Quartieri di impugnare le armi e scagliare al cielo le frecce al grido "Arezzo!". Quindi avviene la formale richiesta del permesso di correr giostra alla Magistratura. In caso di risposta affermativa (come accade sempre) l'Araldo annuncia la prima carriera.





LA GARA

Lo svolgimento delle carriere della Giostra del Saracino è disciplinata dal relativo "Regolamento tecnico".
Ogni Quartiere dispone di due giostratori (o "cavalieri") e ha diritto a due carriere, che vengono corse secondo l'ordine estratto la domenica precedente presso il Palazzo Civico. In ogni carriera il giostratore impugna una lunga lancia di legno di noce: al segnale dato dal Maestro di Campo cavalca lungo la lizza (la striscia di terra battuta che percorre in obliquo Piazza Grande) e si lancia contro il Buratto, un fantoccio dotato di uno scudo nella mano sinistra e un mazzafrusto nella destra (lo strumento medievale composto da una frusta con tre corde, alle cui estremità stanno delle palle di piombo; nel caso della Giostra del Saracino, per motivi di sicurezza, le palle sono di cuoio e pesano 250 grammi l'una).
Prima di ogni carriera i Famigli (cioè i responsabili) del Buratto caricano la molla di quest'ultimo (che permette al Buratto di ruotare su sé stesso una volta colpito dalla lancia dei giostratori) e sullo scudo appongono un cartellone.


Il Cartellone
Il cartellone apposto allo scudo del Buratto è di forma rettangolare e diviso in settori, a ciascuno dei quali corrisponde un punteggio. Per la precisione, il centro (segnato con un cerchio rosso) vale 5 punti e da esso si dipartono a mo' di croce 4 settori: quello in alto e quello a destra valgono 4 punti, quello in basso e quello a sinistra valgono 2. Ai lati della "croce" si trovano altri 4 settori: quello in alto a destra vale 3 punti, quello in basso a sinistra 1 punto, gli altri valgono 2. Infine il contorno (in alto, a destra e in basso) vale 1. I punteggi più ambiti sono il 5, che però è molto difficile e riesce a pochi giostratori, e il 4. Lo scopo è naturalmente quello di colpire con la lancia lo scudo cercando di realizzare il punteggio più alto.
L'individuazione del punto d'impatto con il cartellone dello scudo è facilitata dalla presenza nella punta della lancia di un carboncino, alla cui estremità si trova pure un ago. Quindi la parte del cartellone colpita viene chiaramente marcata, così da facilitare il lavoro della Giuria.


Il Mazzafrusto
Il colpo deve però essere rapido, poiché nel Buratto è presente una molla che scatta al momento dell'impatto tra la lancia e lo scudo, facendolo ruotare su sé stesso: se pertanto il cavaliere è lento, rischia di venir colpito dal mazzafrusto. Le palle del mazzafrusto sono ricoperte di inchiostro blu: in tal modo l'eventuale impatto tra esse e la schiena del giostratore sarà facilmente ravvisabile e comporterà la decurtazione di 2 punti (ai sensi dell'art. 37 del Regolamento tecnico).
La decurtazione dei 2 punti può essere decisa dalla Giuria in presenza di una carriera giudicata troppo lenta (art. 35), anche in assenza di contatto con il mazzafrusto. Se, peggio, la carriera è così lenta (e l'impatto tra la lancia e lo scudo è così debole) che il Buratto non ruota, il giostratore perde tutti i punti. Circa la mancata rotazione occorre però verificare le cause: il 7 settembre 2003 il giostratore Carlo Farsetti di Porta Santo Spirito colpì infatti il buratto a velocità normale, ma l'automa non ruotò, provocando oltretutto la rovinosa caduta del cavaliere. Immediatamente venne appurato un difetto ad una molla, così che la Giuria ordinò la ripetizione della carriera.
D'altra parte, se l'impatto è così violento da disarmare il buratto del suo mazzafrusto, il giostratore ottiene un punteggio supplementare, proporzionale al numero di palle che si sono staccate (1, 2 o 4 punti rispettivamente per 1, 2 o 3 palle; art. 37).


La lancia
Il giostratore deve sostenere l'urto con il buratto e finire la carriera con la lancia ben salda in mano: nel caso in cui questa cada in terra, il cavaliere perde tutti i punti marcati (art. 42), a meno che egli non sia riuscito ad asportare l'intero mazzafrusto (art. 37). La stessa conseguenza si ha nel caso in cui il giostratore si rifiuti di presentarsi alla Giuria (art. 39 lett. a). Se invece vi giunge appiedato vengono decurtati 2 punti dal punteggio ottenuto (art. 39 lett. b).
D'altra parte, se l'impatto è così forte da spezzare la lancia, il giostratore ottiene il doppio dei punti conseguiti sul tabellone (art. 43).


Punteggio
Il punteggio più alto possibile è pertanto il 14, che si ha nel caso in cui il giostratore centra il 5, spezza la lancia e provoca il distacco delle 3 palle del mazzafrusto. Di fatto il più alto punteggio mai realizzato è del giostratore di Porta Santo Spirito Carlo Farsetti che il 20 giugno 1999 ottenne un 10, centrando il 5 e spezzando la lancia.
Una volta che il giostratore ha concluso la carriera restituisce la lancia alla Giuria, cui nel frattempo è stato consegnato il cartellone posto sullo scudo del Buratto. I giudici analizzano il cartellone e la lancia stessa, per verificarne l'integrità. Una volta emanato il verdetto, lo consegnano al Cancelliere, che a sua volta lo porta dall'Araldo per la lettura alla Piazza.
Spareggi
Se, una volta concluse le 2 carriere ordinarie, vi sono almeno due Quartieri a parità di punti si procede alle carriere di spareggio. Queste si corrono finché non si ha disparità nei punteggi.
Vittoria
Vince la Giostra del Saracino il Quartiere che realizza il punteggio più alto. Al Rettore del Quartiere vincitore viene consegnata la Lancia d’oro, che poi viene portata in trionfo per le vie della città fino al Duomo (dove i quartieristi cantano un Te Deum di ringraziamento alla Madonna del Conforto di Arezzo) e poi alla sede del Quartiere.



I PROTAGONISTI DELLA GIOSTRA


Il Buratto e i suoi Famigli 
Buratto, simulacro di un imponente Re delle Indie, è dai tempi più remoti il protagonista della Giostra del Saracino. Contro di lui si scagliano i "campioni" delle quattro Porte e contro di lui si infrangono sovente le speranze di vittoria. Reca sul braccio sinistro lo scudo con la targa da colpire; si difende per mezzo di un flagello (mazzafrusto), impugnato con la destra, costituito da tre palle di cuoio del peso di 250 grammi ciascuna, sostenute da corde lunghe un metro. Appena colpito, il Saracino ruota su se stesso e protende la sua arma per colpire il giostratore sulle spalle. 
Buratto è accudito durante la Giostra da due Famigli in policromi costumi musulmani. I due serventi caricano il meccanismo del Saracino, fissano le targhe sul suo scudo e le consegnano, dopo ogni carriera, alla giuria. Benchè si tratti di guerrieri islamici, partecpano al corteggio storico in compagnia del Cancelliere.


I Quartieri
I quartieri nel medioevo
Dagli Statuti del 1327 apprendiamo che in quell'anno Arezzo era suddivisa in 4 quartieri: Porta Crucifera, Porta Sant'Andrea, Porta del Foro e Porta Burgi (il cui territorio corrisponde a quello dell'attuale Porta Santo Spirito, e non dell'omonimo quintiere che prenderà parte alla sola edizione del 1931), che avevano giurisdizione anche oltre le mura cittadine, su di un territorio diviso in tre fasce concentriche.
Le prime due erano le "Camparie", che rappresentavano la zona subito fuori le mura, e le "Cortine", che si estendevano all'incirca per cinque miglia. Queste prime due ripartizioni prendevano direttamente il nome dalle quattro porte di appartenenza. Porta Crucifera controllava le Camparie e le Cortine a nord-est, Porta Sant'Andrea a sud-est, Porta del Foro a nord-ovest e Porta Burgi a sud-ovest. Poi vi era la terza fascia, formata da cinque "Viscontarie" che inglobavano quel territorio comprendente gli altri comuni e comunelli facenti parte del comitato aretino.
Le Viscontarie erano chiamate di Montagna, di Verona, di Cegliolo, del Piano d’Arezzo e della Valdambra.
  • Porta Crucifera aveva giurisdizione su quella di Verona, ovvero l'alta valle del Tevere.
  • Porta Sant'Andrea aveva competenza su quella di Cegliolo (fascia sub-appenninica e collinare che andava dal cortonese fino alle pendici meridionali dell’Alpe di Catenaia, delimitata nel suo lato a sud-ovest dalle paludi della Chiana.
  • Porta del Foro aveva sfera d’azione sulla Viscontaria di Montagna (il Casentino) e su quella di Valdambra a destra dell' Arno.
  • Porta Burgi infine aveva capitolo sul Piano d’Arezzo, quindi la Valdichiana oltre le paludi (da Civitella a Foiano) e la Visconteria di Valdambra a sinistra dell'Arno.
Nella loro porzione di Camparie, Cortine e Viscontarie, le quattro porte avevano potestà in materia civile, di giustizia e di pagamento dei dazi.

Quartiere di Porta Crucifera   noto anche come "Colcitrone"

  • Colori: rosso e verde.
  • Raffigurazione araldica dell’emblema: «Partito: nel primo di verde al monte di tre colli d’oro all’italiana cimato da una croce dello stesso; nel secondo di rosso al campanile della Pieve di Arezzo finestrato di nero ed affiancato da due torri pure d’oro aperte e finestrate di nero».
  • Territorio: settore nord-est della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta Crucifera e la Visconteria della Verona.
  • Motto: “Excelsior Crux Maior Gloria”.
  • Casate della città: Bacci, Bostoli, Brandaglia, Pescioni.
  • Casate del contado: Conti di Montedoglio, Nobili della Faggiuola.
  • Inserire imm.porta_crucifera3
  • Protettore: San Martino.
  • Oratorio: Chiesa di santa Croce, via di Santa Croce.
  • Giornale periodico: "Il mazzafrusto".
  • Inserire imm.porta_crucifera4
  • Lance d’oro: 34 (+1, poiché la maggior parte dei quartieristi di Colcitrone si attribuiscono anche la prima lancia di Porta Burgi vinta nel 1931 e succissivamente inglobata al quartiere di Porta Crucifera nel 1932)
  • Curiosità: il quartiere prende prende il nome di Porta Crucifera perché prima del 1890 circa c'era una porta che è stata rimossa ed ora è situata davanti alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
  • Sede: Palazzo Alberti Via S.Niccolo', 1  -  Tel.0575/352267
  • www.portacrucifera.it  -  E mail: info@portacrucifera.it

Quartiere di Porta Sant'Andrea   
   Colori: bianco e verde.
  • Raffigurazione araldica dell’emblema: «Di verde alla croce di Sant’Andrea d’argento».
  • Inserire imm.porta_sant'andrea
  • Territorio: settore sud-est della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta Sant’Andrea e la Visconteria di Cegliolo.
  • Motto: "Divus Andreas superior discendit".

  • Casate della città: Conti di Bivignano, Guillichini, Lambardi da Mammi, Testi.
  • Casate del contado: Barbolani Conti di Montauto, Marchesi del Monte Santa Maria, Mattesini conti di Catenaia
  • Inserire imm.porta_sant'andrea3
  • Protettore:Sant' Andrea Guasconi.
  • Oratorio: Chiesa di Sant'Agostino, Piazza Sant'Agostino.
  • Giornale periodico: "Il Bando".
  • Lance d’oro: 31.

Sede: Palazzo San Giusto Via delle Gagliarde 2  -  Tel.0575/295040


I



Quartiere di Porta Santo Spirito   noto anche come "Quartiere della Colombina".

Colori: giallo e azzurro


  • Raffigurazione araldica dell’emblema: «D’azzurro al ponte di tre archi al naturale, caricato al di sopra di quello centrale, più alto, da una lettera M cimata da una croce di nero, e cimato da una cinta muraria con tre torri al naturale, sormontato dalla Colomba dello Spirito Santo raggiante d’oro».
  • Territorio: settore sud-ovest della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta del Borgo, la Visconteria del Piano di Arezzo e la Visconteria della Valdambra fino all’Arno
  • Motto: "Ex antiquitate ardor".
  • Casate della città: Albergotti (unica casata aretina con esponenti ancora in vita, appartenente al quartiere di Porta Crucifera fino al 1992, quando con il rinnovo dei costumi su decisione dell'istituzione giostra la casata degli Albergotti è stata passata al quartiere di porta Santo Spirito), Azzi, Camaiani, Guasconi.
  • Casate del contado: Pazzi del Valdarno, Tolomei del Calcione.
  • Protettore: San Jacopo.
  • Oratorio: Chiesa di Sant'Antonio, via Vittorio Veneto.
  • Giornale periodico: "Il Bastione".
  • Lance d’oro: 26.
  • Sede:Via N.Aretino, 4
  • www.portasantospirito.it  -  E Mail:portasantospirito@tin.it 


  • Quartiere di Porta del Foro    noto anche come "San Lorentino".
  • Colori: giallo e cremisi.
  • Raffigurazione araldica dell’emblema: «Di cremisi alla chimera di Arezzo rivoltata».
  • Inserire imm.porta_delforo
  • Territorio: settore nord-ovest della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta del Foro, la Visconteria di Montagna e la Visconteria della Valdambra oltre l’Arno.
  • Motto: "Tria capita, una mens".
  • Inserire imm.porta_delforo2
  • Casate della città: Grinti di Catenaia, Sassoli, Ubertini, Tarlati.
  • Casate del contado: Cattani della Chiassa, Conti Guidi di Romena.
  • Inserire imm.porta_delforo3
  • Protettori: Santi Lorentino e Pergentino.
  • Oratorio: Chiesa di San Domenico, Piazza Fossombroni.
  • Giornale periodico: "Lancia in Resta".
  • Lance d’oro: 26.
  • Sede:nei locali di Porta San Lorentino  -  Tel.0575/371268
  • www.portadelforo.it  -  E Mail: portadelforo@hotmail.it

Il Gruppo Musici

Il suono delle chiarine e il rullo dei tamburi del Gruppo Musici accompagna tutte le fasi della Giostra del Saracino e tutte le manifestazioni legate alla rievocazione. Il sodalizio nasce intorno alla metà degli anni Cinquanta dalla fusione dei gruppi musicali dei Quartieri. Il Gruppo Musici esegue brani appositamente composti per la Giostra, primo fra tutti l'Inno del Saracino ideato nel 1932 dall' aretino Alberto Severi e musicato dal maestro Giuseppe Pietri, celebre compositore di operette. 
I Musici della Giostra non suonano su spartito, ma ad orecchio, imparando a memoria i brani e coordinandosi reciprocamente. Sono apprezzati in Italia e all'estero.

Gli Sbandieratori
L'esibizione degli sbandieratori apre ogni edizione della Giostra; il gruppo presenta in Piazza Grande un repertorio formato da figure ed esercizi sempre nuovi. Gli Sbandieratori costituiscono uno spettacolare gruppo folclorico conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per la destrezza con cui i suoi componenti sanno maneggiare la bandiera. 
Cresciuto intorno alla Giostra del Saracino, il Gruppo si è organizzato in forma autonoma all'inizio degli anni Sessanta. Con la sua attività rinnova l'antica tradizione di agitare bandiere in segno di giubilo nelle occasioni solenni: feste religiose, visite di ospiti illustri, vittorie militari, paci, matrimoni e simili.


La Rappresentanza Comunale


La Magistratura (art. 2 Regolamento della Magistratura della Giostra del Saracino)
La Magistratura, composta da nove Magistrati, è il principale organo giudicante della Giostra del Saracino. Nominata dal Consiglio Comunale, deriva dal medesimo autorità e prestigio. Alla Magistratura viene attribuito il compito di nominare la Giuria della Giostra, il Maestro di Campo ed i suoi aiutanti, l’Araldo, il Cancelliere, i Famigli Saraceni, il comandante dei Fanti del Comune scelti tra persone che offrano, nell’esercizio della loro funzione, ampie garanzie di competenza, di efficienza e di imparzialità
Avverso alcune decisioni della Magistratura è ammesso ricorso in secondo ed ultimo grado ad un Gran Giurì, composto da 3 membri scelti ad insindacabile giudizio del Sindaco (artt. 24-25-26 Regolamento della Magistratura)


Inserire imm. giuria La Giuria (art.2 del Regolamento tecnico)
I punteggi realizzati da ciascun Giostratore sono determinati da una Giuria composta da 5 Giudici, nominata dalla Magistratura della Giostra, secondo i criteri stabiliti dall’art.3 del Regolamento della Magistratura stessa. Il Primo Giudice è scelto tra i Magistrati assegnati agli uffici giudiziari di Arezzo. I restanti 4 Giudici sono nominati tra persone che, per particolare prestigio personale o per esperienza acquisita nell’ambito della Giostra, offrono nell’esercizio della loro delicata funzione, ampie garanzie di competenza, di assoluta imparzialità e di indipendenza di giudizio. Le decisioni della Giuria sono inappellabili.


L’Araldo (art. 10 del Regolamento tecnico)
L’araldo chiama al campo le rappresentanze, legge la disfida di Buratto, annuncia la successione delle carriere e comunica al popolo i punti conseguiti da ciascun Giostratore. Annuncia ogni altra disposizione diramata dal Maestro di Campo, dalla Magistratura o dalla Giuria.
Il Cancelliere (art. 10 del Regolamento tecnico)
Il Cancelliere sovrintende al sorteggio delle lance e verbalizza il verdetto della Giuria

Il Maestro di Campo e i suoi Vice (artt.3-4-5-6 del regolamento tecnico)
E’ la più alta autorità in campo. Comanda gli armati, dispone i figuranti dei Quartieri e sovrintende allo svolgimento di tutte le fasi della Giostra del Saracino con pieni poteri. E’ giudice unico di tutte le questione tecniche inerenti lo svolgimento della Giostra. Il Maestro di Campo è coadiuvato in tutte le sue funzioni e rappresentato in tutta la sua autorità da due Aiutanti di Campo, di cui uno, quello munito di cavalcatura, assumerà la carica di Maestro di Campo Vicario e lo sostituirà in caso di assenza o impedimento.

I Fanti (art. 10 del regolamento tecnico)
I Fanti del Comune devono eseguire le disposizioni impartite dal loro comandante e mantenere l’ordine in campo. Ai fanti, espressione dell’autorità del Maestro di Campo, è dovuto il massimo rispetto da parte di tutte le rappresentanze. La scelta dei Fanti e del loro Comandante è effettuata in modo tale da garantire, nell’assolvimento dei loro compiti, una scrupolosa imparzialità ed una efficace esecuzione degli ordini ricevuti.

I Valletti del Comune
I Valletti del Comune recano gli emblemi della città e il trofeo, “La lancia d’oro”, durante tutto il corteggio e lo custodiscono fino al momento della consegna al Quartiere vincitore.
Il Coordinatore di Regia
Il Coordinatore di Regia ha la funzione di applicare il "canovaccio" di regia delineato nel 1961 da Fulvio Tului, coordinando tutte le varie rappresentative della Giostra e di collaborare alla realizzazione delle altre iniziative collaterali organizzate dall'Istituzione Giostra del Saracino.


Ulteriori Approfondimenti:
Il Programma della giornata della Giostra di Giugno (farlo cliccabile che va all'appendice che ti allego che così si chiama)
Il Programma della giornata della Giostra di Settembre (farlo cliccabile che va all'appendice che ti allego che così si chiama)




testi in parte rivisitati da Barbara Boretti, tratti da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Giostra_del_Saracino_(Arezzo)
http://www.giostradelsaracino.arezzo.it/default.asp?id=bg01
http://www.fortezze.it/giostra_saracino_giugno_it.html
fonte principale: "Arezzo una città, una storia:la giostra del Saracino" - Piero Vannuccini - Luca Della Nesta

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